COMMENTI |
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Il mio voto è: 8½
Non c’è una vera e propria trama nel nuovo, lunghissimo romanzo di Daniela Ranieri. È il resoconto, autobiografico o meno che sia, delle relazioni, degli incontri, delle nevrosi, dei pensieri di una giovane donna dei nostri giorni. È una sorta di diario che racconta le tante e variegate relazioni amorose della protagonista: diciamo, per fare in fretta, che ne ha avute di ogni, e con chicchessia. Un certo A. appare frequentemente ma non sarà mai l’unico e nemmeno l’ultimo dei suoi amanti. Tra una storia d’amore e l’altra, l’autrice inserisce capitoli dove racconta episodi di vita vissuta, trattando argomenti vari e disparati oppure descrizioni di riflessioni, di profumi, di luoghi, di ciò che le piace o che la indigna.
Il mio voto è: 7½
Ha ragione Fausto Malcovati (scrittore, profondo conoscitore della cultura russa) quando nel suo articolo su La lettura del 13 marzo afferma che è adesso, con la guerra in Ucraina che infuria, che è opportuno e necessario leggere e occuparsi di letteratura russa. Io purtroppo non ne so molto, ma mi è venuta una gran voglia di leggerne i grandi autori, soprattutto quelli del passato, quando Puškin. Gogol’, Dostoevskij, Turgenev, Tolstoj scrissero i loro capolavori. Data l’immensità del progetto e avendo pochi strumenti per selezionare le opere a cui dedicarmi, ho pensato di farmi aiutare da Paolo Nori, recentemente al centro di un affaire davvero poco piacevole di cui si è gran parlato: lo scrittore, traduttore, professore di letteratura russa si è visto cancellare dall’università Bicocca un seminario su Dostoevskij perché poco conveniente, dato il momento storico. Un po’ per sostenerlo comprando i suoi libri, un po’ perché vorrei cercare di capire maggiormente il popolo russo, inizio da due suoi testi (un romanzo/non romanzo il primo e una veloce rassegna da Puškin a Erofeev il secondo) il mio approfondimento “artigianale” della letteratura russa che, per riprendere il ragionamento di Malcovati, ha da sempre avuto il merito e il coraggio di opporsi ai tiranni, ai diktat, ai bavagli.
Il mio voto è: 6½
Dopo aver assistito allo splendido spettacolo “Moby Dick alla prova” al Teatro dell’Elfo di Milano, ho deciso di affrontare una lettura imprescindibile che ho colpevolmente rimandato da troppo tempo: il capolavoro di Herman Melville “Moby Dick”. Ma, si sa, non è un libro semplice, richiede molta attenzione e parecchia concentrazione e non sempre ho la forza o semplicemente la voglia di leggerlo. Ho deciso quindi di alternarlo a libri d’evasione, letture leggere che prendo in mano ad esempio, la sera prima di dormire e dedicare alle splendide pagine dell’autore americano i momenti più proficui della giornata. Negli ultimi giorni ho letto “Niente di vero”, un breve, simpatico romanzo che mi ha catturata perché nelle primissime pagine mi sono immedesimata, non tanto nella protagonista (troppo giovane), bensì con sua madre: anch’io, come viene raccontato nelle prime pagine, tartasso i miei figli di telefonate e messaggi e se non rispondono chiamo la polizia!
Il mio voto è: 6½
La settimana di Sanremo, finita l’altro ieri dopo 5 serate estenuanti, non è come tutte le altre. Anch’io che amo il rock, genere poco rappresentato al Festival della canzone italiana, ogni anno sento forte il richiamo dell’evento, non riesco a non seguirlo, puntata dopo puntata, a commentarlo, criticarlo, a volte, devo ammetterlo, apprezzarlo. Inevitabilmente però, vista la durata della trasmissione (svariate ore) e la noia di certi momenti (le canzoni o gli interpreti che io reputo peggiori, gli interventi noiosi di ospiti e super ospiti che non mi piacciono, la pubblicità martellante), mi distraggo e trovo conforto (come sempre) nei libri. Durante il Festival 2022 ho letto un romanzo davvero piacevole, di cui vi parlo, in poche parole, oggi.
Il mio voto è: 9
Sono rimasta molto colpita dalla notizia che Stefano Massini lo scorso 13 giugno ha vinto il Tony Award per l’opera teatrale Lehman Trilogy, che ha debuttato al Piccolo di Milano nel 2015, tratta dal suo romanzo “Qualcosa sui Lehman”. Il romanzo è sul mio comodino, in coda, ma ho ripiegato sul più snello testo teatrale, data l’importanza del premio ricevuto dal bravissimo autore italiano, per capire velocemente di che cosa tratta quest’opera.
Il mio voto è: 8
Sono una lettrice affezionata, nel senso che quando un autore mi piace, leggo tutto quello che scrive. Non posso quindi non buttarmi a pesce sull’ultimo romanzo di Nevo, lo scrittore israeliano che stimo moltissimo e che ho anche avuto il piacere di ascoltare dal vivo durante la presentazione del suo romanzo “L’ultima intervista”, quando, prima del Covid, gli incontri con gli autori si facevano solo di persona… bei tempi! Nevo è, dicevo, un autore che mi piace molto: ho amato il suo libro forse più famoso, “La simmetria dei desideri”, letto d’un fiato “Tre piani”, molto apprezzato “L’ultima intervista” (tutti recensiti nel blog). Le sue sono storie universali, che toccano le corde giuste per una lettrice sensibile come sono io. Sono storie raccontate con una voce familiare, confidenziale ma che allo stesso tempo è poetica, ispirata, colta e mai banale. E soprattutto è una e sempre quella, senza snaturarsi mai: i suoi romanzi sono una certezza, insomma.
Il mio voto è: 7
Nonostante la piccola delusione di “Anna”, l’ultimo romanzo pubblicato da Ammanniti ben otto anni fa, ho subito comprato e letto in pochissimi giorni il suo nuovo libro: lo scrittore romano è tra i miei preferiti e lo seguo sempre con interesse.
Il mio voto è: 6½
L’ultimo romanzo dello scrittore giornalista inglese trapiantato da anni a Bangkok, mi è stato regalato per il compleanno ed era arrivato in libreria proprio quel giorno. È stata la mia prima lettura una volta al mare. Non proprio un libro da ombrellone! È un thriller claustrofobico, carico di tensione, una storia angosciante e un po’ torbida.