La protagonista del racconto è Rachele, un’amabile dodicenne molto sveglia, figlia unica di una famiglia agiata, che viene scelta dalla sua insegnante di religione per interpretare Maria nella recita di Natale che stanno preparando a scuola. Ma Rachele è ebrea da parte di padre e come tale, non può, secondo lui, far parte della messinscena, non sarebbe una scelta ammissibile, nonostante le insistenze della ragazzina. Arguta e spiritosa, la giovane protagonista si trova a dover crescere in fretta: viene lasciata sola l’ultimo giorno di scuola e deve dimostrare, a sé stessa soprattutto, di essere in grado di recarsi dal nonno senza perdersi. Sola viene lasciata anche a capire ed affrontare la terribile malattia del padre, la presenza di “un’appendice” indesiderata, come la chiama, che potrebbe causarne la morte. Cosa ne sarà di lei, qualora il suo adorato papà, vero e proprio baluardo della sua identità ebraica, non dovesse esserci più? Senza il conforto e la compagnia dei genitori impegnati a risolvere il problema di salute del padre, Rachele viaggia dalla città alla montagna e al mare con un autista, viene mandata a dormire da un’insegnante che conosce appena, va a sciare tutta sola… Il dolore, la sofferenza alla quale Rachele va incontro è dunque considerato dall’autore un importante ed indispensabile elemento di crescita. Rachele, divisa tra due mondi, cristiano ed ebraico, tra tradizione e modernità, troverà conforto e tante delle risposte che cerca tra le pagine del libro Cuore, di Edmondo de Amicis, che ha ispirato Yehoshua da bambino facendogli desiderare di diventare, da grande, uno scrittore. Il libro viene spesso citato con frasi e stralci dei racconti, così pregni di quell’empatia tra scrittore e lettore che Yehoshua apprezza e ricerca nelle sue opere. L’atto d’amore che il grande autore israeliano vuole tributare all’Italia, dove è stato spesso e dove è stato sempre accolto con grande entusiasmo, è evidente anche dalla collocazione del romanzo, sicuramente qui ambientato (a Venezia?), anche se nessun luogo è mai specificatamente citato, ma che costituisce, a detta dello scrittore, la perfetta scenografia per vagliare i rapporti tra ebrei e non ebrei del romanzo (e di tutta l’opera di Yehoshua) data la profonda influenza cattolica del nostro paese.
Un romanzo che risulta giocoso e spiritoso grazie al guizzo della protagonista ma che assume spesso un tono intimo ed introspettivo, venato da una malinconia dolce e per nulla banale, nello stile sempre impeccabile ed unico del grandissimo autore: insomma, un libro imperdibile!
Yehoshua è un fenomeno (date un’occhiata al video qui sotto), ha ottantacinque anni, è malato ma sta scrivendo la sua quattordicesima opera, il seguito de “La figlia unica” dove Rachele, ormai cresciuta, si trasferisce in Israele. Non vedo l’ora di leggerlo!
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