Lincoln, Teddy e Mickey si conoscono fin dai tempi del college, sono amici per la pelle e il loro motto è “uno per tutti, tutti per uno”. Come Moschettieri, del gruppo fa parte anche Jacy, una D’Artagnan bella e sfrontata, della quale sono tutti segretamente innamorati.
Nel 2015, i tre uomini, ormai ultrasessantenni, decidono di rivedersi a Martha’s Vineyard, nella casa sul mare di Lincoln, dopo quarant’anni durante i quali i contatti tra di loro sono stati sempre più sporadici. All’appello manca però Jacy, della quale non si sa più nulla fin da quel lontano weekend che i quattro amici avevano trascorso insieme, proprio in quella stessa casa, prima di intraprendere ognuno la propria strada, appena dopo la laurea. Perché la ragazza se ne era andata senza salutare? Perché è scomparsa? Sarà ancora viva o, come arrivano a sospettare, giace sepolta proprio lì, nel giardino della casa di Lincoln? Le domande si accavallano una sull’altra e i tre amici, tra sincerità e bugie, tra affetto autentico e ipocrisia, confessandosi a vicenda colpe e segreti, dipaneranno, in nome dell’antica amicizia, l’intricata matassa.
Nonostante la storia sia alimentata fin dalle prime pagine dalla curiosità di scoprire che cosa è successo a Jacy e l’inizio di una specie di indagine sulla sua sorte, il romanzo di Russo non è un giallo, anzi proprio la comparsa sulla scena di un poliziotto in pensione che insinua il dubbio del crimine e che tenta a suo modo di far luce sull’accaduto è, secondo me, la parte più debole e meno avvincente della storia. Inutile e fuorviante anche un retroscena “immobiliare” riguardo la proprietà di Lincoln, con tanto di vicino di casa arrogante e trumpiano, che confonde le acque ma non aggiunge spessore al valore del romanzo. È nel racconto del rapporto tra i protagonisti, nelle descrizioni delle loro personalità, delle scelte di vita e del destino che li ha condotti fino a questo ultimo weekend che il romanzo si fa speciale e imperdibile. È nell’analisi della nostalgia dei rapporti di gioventù, nella descrizione della spudoratezza di quel periodo così come dell’affermazione della propria personalità nei confronti dei genitori per muovere i primi passi sulla strada nella vita, nel racconto dell’impatto che la guerra in Vietnam ebbe sulle giovani generazioni negli anni Settanta, nelle bugie che raccontiamo agli altri e a noi stessi che Russo dà il suo meglio. Centellinando le informazioni sul passato di ognuno, facendoceli scoprire poco a poco, l’autore ci rivela quanto accaduto solo nel finale che davvero, non poteva essere più soddisfacente di così. Come dicevo, “Le conseguenze” non è un giallo, piuttosto direi la precisa raffigurazione di un periodo storico recente, ma anche un romanzo di formazione di un gruppo eterogeneo accomunato dal caso ma affiatato poi dal grande sentimento dell’amicizia, così come il racconto raffinato di vicende umane normali e drammatiche proprio come nella vita. Insomma, un libro da leggere (anche perché l’autore è springsteeniano J!)
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