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Mercoledì, 10 Gennaio 2018 16:38

COMPULSION, Meyer Levin, Adelphi

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Un fatto realmente accaduto: nel maggio del 1924 a Chicago, due ragazzi di 18 e 19 anni, Nathan Leopold e Richard Loeb, entrambi figli di famiglie molto agiate, uccisero, quasi per gioco, Robert Frank un quattordicenne di loro conoscenza.

I due assassini inscenarono un rapimento e chiesero un riscatto di diecimila dollari, pur non avendo nessuna intenzione di liberare l’ostaggio di cui avevano già nascosto il cadavere. Il delitto che i due assassini credevano perfetto si rivelò tuttavia pieno di errori e ben presto la polizia individuò i colpevoli. Ma perché i due giovani avevano commesso questo atroce delitto? Quali motivazioni potevano spingere due ricchi, intelligentissimi ragazzi di buona famiglia, studenti nelle migliori università, ad agire così crudelmente? I due vennero arrestati e processati, assistiti dai migliori avvocati del tempo. L’analisi del perché i due abbiano commesso il delitto fu il vero fulcro del dibattito e l’indagine mentale che ne seguì costituì una vera innovazione nei processi penali. Gli avvocati infatti ricorsero alla psicoanalisi che da poco veniva adottata per spiegare l’inconscio e quanto avviene nelle menti degli uomini. Ciò che emerse della personalità dei due assassini è a dir poco sconvolgente: le loro brillanti intelligenze storpiate da teorie filosofiche mal interpretate e portate all’estremo, le loro emozioni condizionate da comportamenti maniacali e distorti, la loro mancata crescita interiore contro un iper sviluppo mentale… qualcosa, nel loro processo di crescita da bambini a uomini, era andato storto.

Questa vicenda di cronaca nera, che tanto appassionò l’opinione pubblica dell’epoca, ci viene raccontata da un coetaneo dei due ragazzi, Meyer Levin, loro compagno di università con aspirazioni di giornalista e scrittore e che seguì da vicino gli sviluppi dell’indagine. L’autore decise poi di narrare la storia nel 1956, romanzandola solo parzialmente (adottando ad esempio nomi diversi per i protagonisti) ed attenendosi quanto più possibile ai fatti accaduti, addirittura riportando integralmente alcune parti processuali.

Ho letto d’un fiato le quasi 600 pagine del romanzo! È infatti sempre molto avvincente, sia nella prima parte, quando si consuma il delitto e la polizia indaga e finalmente arresta i colpevoli, sia quando, nella seconda parte, assistiamo al processo con il susseguirsi di testimoni ed esperti e le imperdibili arringhe finali. E’ inoltre molto coinvolgente l’analisi psicologica dei due ragazzi e di come possano essere arrivati ad architettare un piano così diabolico senza un reale motivo. Emerge con prepotenza, ed è forse superfluo sottolinearlo oggigiorno, quanto importante sia crescere i propri figli con amore, cura ed attenzioni.

Lo stile è molto scorrevole e il linguaggio essenziale al punto giusto, nulla è superfluo. Leggendo il romanzo, si può facilmente apprezzare quanto sia ricco di spunti per riflessioni filosofiche, psicologiche e morali: ecco perché essere a conoscenza della trama non toglie gusto alla lettura.

Non mi resta che consigliarvelo, sono sicura che vi piacerà!

P.s.: Nel 1959 ne è stato tratto un film, (“Frenesia di un delitto” in italiano) con Orson Wells nella parte dell’avvocato difensore Wilk.

 

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Letto 1450 volte Ultima modifica il Lunedì, 21 Giugno 2021 10:24

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