I Flores sono una famiglia hawaiana, poveri di mezzi ma ricchi di spiritualità e devoti alle tradizioni delle loro isole. Durante un giro in barca, Nainoa, il figlio mezzano cade in mare in mezzo ad un branco di squali che lo salvano dall’annegamento, una sorta di miracolo che rende il ragazzino mitico agli occhi della famiglia e del suo popolo. Presto, sarà evidente che egli ha davvero i poteri di un predestinato, inizia a curare gli animali e, crescendo, sarà in grado di guarire le persone. I genitori ne fanno una fonte di reddito, riuscendo così a mandare i tre figli a studiare altrove, negli stati più ricchi degli Usa. Allontanarli dalla famiglia però non pare essere una buona idea: Dean, il maggiore, non è altro che un modesto giocatore di basket, Kaui, un’infelice studentessa di ingegneria e Nainoa, diventato un tirocinante di medicina, presto entrerà in una profonda crisi esistenziale. Il romanzo, raccontato in prima persona, a voci alternate, narra le storie dei componenti della famiglia. Si salveranno (ma non tutti) quando riusciranno a riconnettersi tra di loro e con la terra e la cultura che li ha cresciuti.
È una storia a tratti molto triste, dal finale dolce amaro, che mi è piaciuta molto perché, oltre a trasportarmi in un luogo magico grazie alle bellissime descrizioni di quelle isole incantate, benché povere e oppresse, come ben lascia intendere l’autore, e permettendomi di aggiungere un tassello alla mia conoscenza degli Stati Uniti, mi ha regalato dei personaggi memorabili, molto ben costruiti, ognuno con la sua storia, la propria personalità, il proprio linguaggio, il proprio destino.
Consigliato a chi ama viaggiare, anche se solo con il cuore…
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