Il memoir che ne racconta la storia è scritto dalla sua fondatrice, una ragazza americana nata a Baltimora nel 1887 che si innamorò di Parigi dove era arrivata in cerca di materiale per il suo ambizioso progetto di aprire una libreria francese a New York. Ne avviò invece a Parigi una anglosassone, situata in un primo momento in Rue Dupuytren e poi in Rue de l’Odeon, nel 6° arrondissement, dove si ritrovavano, negli anni, personalità di spicco quali T.S. Eliot, Ezra Pound, Ernest Hemingway, Gertrude Stein, John Dos Passos, Scott Fitzgerald, André Gide, Jean Prévost, Paul Valery e molti altri. Nel libro, Sylvia Beach ci racconta i tanti incontri e i mille aneddoti che avvennero grazie alla sua libreria diventata ben presto un punto di riferimento per la vita culturale di Parigi. Ebbe da subito un grande successo anche perché la nostra generosa libraia non si limitava a vendere, a prezzi sempre molto contenuti, i libri (che con grande difficoltà reperiva oltreoceano e in tutta Europa) ma spessissimo li prestava, proprio come se fosse una biblioteca.
Forse però la sua impresa più rilevante, il suo importante contributo alla letteratura, fu far pubblicare l’Ulisse di James Joyce. Pur non avendo nessuna esperienza nell’editoria e pochi mezzi economici, la nostra coraggiosa libraria dedicò tutti i suoi sforzi per vedere pubblicata un’opera nella quale credeva molto e realizzare l’ambizioso progetto di un autore che stimava e che meritava la fama che si sarebbe poi infatti conquistato, proprio grazie all’intraprendenza della giovane americana. Il resoconto delle peripezie che la Beach ha dovuto affrontare per raggiungere l’importante risultato è la parte più avvincente di un libro che ha il pregio di portare il lettore in un tempo in cui creare e divulgare cultura era una vera e propria avventura. La Beach regalò orgogliosamente la prima copia dell’opera al suo autore il 2 febbraio 1922 e da allora si impegnò tenacemente per diffonderlo, nonostante i tanti ostacoli e l’implacabile censura. Purtroppo, l’amicizia tra queste due personalità, così affini culturalmente ma distanti per sensibilità e rispetto reciproco, non ebbe un lieto fine. Nel raccontarcelo però, l’autrice è discreta e rispettosa, non enfatizza l’umiliazione che purtroppo ha dovuto subire…. Non anticipo niente, ma Joyce non dev’essere stato un uomo dal buon carattere!
La libreria rimase aperta fino al 1941, quando, a causa dell’occupazione fascista fu costretta a chiudere. Sylvia Beach scrisse la sua appassionante autobiografia nel 1959 e morì a Parigi nel 1962.
Ora la libreria, grazie ad un altro americano, George Whitman che la riaprì nel 1951, è al 37 di Rue de la Bûcherie, un posto meraviglioso di fronte a Notre Dame, da visitare assolutamente, ed è tuttora gestita dalla figlia di Whitman, che si chiama Sylvia anche lei, ma questa è un’altra (bellissima) storia.
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