Federico Baccomo, inizia a lavorare dopo la laurea come avvocato d’affari, viene catapultato in un mondo per lui del tutto nuovo, che decide di raccontare in un blog ottenendo immediato successo. Notato da un editore, ne fa un libro (La gente che sta bene) e decide di dedicarsi completamente alla scrittura. Pubblica altri quattro romanzi e da due di questi sono stati tratti dei film di successo. Ha raccontato di sé, del suo processo creativo e dei suoi libri nel cassetto durante una bella serata di fine estate in un book club al quale sono stata invitata da un’amica. Molto incuriosita, e sinceramente affascinata dall’eloquio intelligente e interessante di Federico, ho seguito il suo consiglio di lettura e il giorno dopo ho subito iniziato “Anna sta mentendo”, il suo ultimo romanzo, pubblicato nel 2017.
Ciò che succede a Riccardo, il protagonista del racconto, ha dell’incredibile, anche se non troppo. La sua applicazione whatsapp, quella che ormai tutti utilizziamo per i messaggi sugli smartphone, una sera improvvisamente si aggiorna, diventa whatstrue e invece di notificare che l’interlocutore sta scrivendo, come normalmente avviene, individua e segnala l’eventuale menzogna nel messaggio. Ciò significa che Anna, la ragazza con la quale Riccardo è agli inizi di quella che sembra essere una relazione seria, non dice la verità nella chat? Mente su quello che prova, su dov’è, su quello che fa? Le incomprensioni determinate dall’uso dell’applicazione allontanano i due, gettando Riccardo nella confusione più totale. Entrambi lavorano per una compagnia che indaga sulla sfera emotiva dell’uomo, effettuano studi per dimostrare come lavora l’impianto di ricezione della mente umana, servendosi di soggetti sperimentali, ai quali sottoporre dei test. Ed è proprio in ufficio che Riccardo scopre di essere stato ingannato, sia professionalmente sia sentimentalmente. La situazione si sbroglia solo nel finale, quando Riccardo si rende conto di essere lui stesso una cavia di un ignobile esperimento.
Il libro vuol porre l’accento sull’importanza della tecnologia nella nostra vita, condizionati come tutti ormai siamo dall’uso davvero smodato di internet e di applicazioni di ogni tipo. Innegabilmente, la nostra giornata è di molto migliorata grazie alla rete (per esempio, io ho smesso di perdermi tutte le volte che guido) ma è certo che ne stiamo diventando troppo dipendenti. E se, come nel romanzo di Federico, fosse la nostra felicità, la nostra fiducia nel prossimo a venir condizionata dalla tecnologia? Possibile che la verità/felicità possa dipendere da un’applicazione? Ecco, allora qui si esagera e ben lo dimostra la storia di Riccardo e Anna.
Il romanzo è gradevole, intrattiene, piacevolmente e senza grandi pretese, il lettore che subito si appassiona alla vicenda. Federico Baccomo scrive bene e la sua bella prosa è scorrevole e mai noiosa. Tra i personaggi, quello secondo me meglio riuscito è la madre di Riccardo, da poco vedova, che con coraggio affronta la sua solitudine e il suo dolore. Purtroppo mi ha lasciato perplessa il finale, un po’ stiracchiato, poco soddisfacente, e, proprio per quanto riguarda la storia della madre, alquanto scontato. Dave Eggers ne “Il cerchio”, se l’era cavata molto meglio. Ma that’s entertainment folks! e va bene così!
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