Il protagonista, nonostante il titolo, è Edward Landauer, uno scienziato virologo con un’illustre carriera alle spalle che arrivato celibe ai quarant’anni, si innamora (classico colpo di fulmine), di Ruth Walta, molto bella e più giovane di lui di quattordici anni. I due si sposano e sono felici e contenti. Ma, come scriveva Philip Roth in uno dei suoi migliori romanzi, “Everyman” : “Invecchiare non è una battaglia, è un massacro” e il nostro Ed, dopo un periodo di comprensibile euforia, va in crisi, mettendo tutto in discussione, anche il suo amore per la moglie. Ruth invece, più matura del marito, ben si assesta nella vita coniugale e non dà peso alla differenza di età. Giustamente, vuole ed ottiene, un figlio. Edward è sempre più inquieto….
La loro vita coniugale ci viene raccontata parallelamente alla vita lavorativa di Edward ma anche qui, assistiamo al declino dello scienziato che, oltre ai problemi sul lavoro, spesso si scontra con gli ideali puri ed ecologicamente corretti della giovane moglie. Insomma, tutto va a rotoli e a nulla valgono i suoi tentativi per risolvere la situazione. “Per due volte provò a dire qualcosa, ma le parole continuavano a incepparsi. Nel silenzio tra loro naufragarono navi.” Edward vorrebbe “dare fuoco alla casa e fuggire sulla costa orientale del Mar Nero a fare il chiromante per le strade di Tbilisi e mangiare mandarini lungo le banchine.” Ruth invece: “si era assestata su una sorta di cordialità funzionale, più o meno quella di una centralinista o di una guida turistica.” Edward abbruttisce sempre più e il suo declino è rapido e molto doloroso.
Il bel romanzo di Wieringa lascia un po’ d’amaro in bocca: possibile che invecchiare voglia dire deragliare così, e non essere in grado di rimettersi in carreggiata, né di apportare cambiamenti quando sono inevitabili e necessari? Mi sa che ha ragione Roth…
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