A Milano, per le strade della città, di notte, in macchina, l’Uomo, chiamato così, ha un incidente causato da una donna, Effe, che diventerà la sua ossessione. I due intrecciano una strana e lunghissima relazione, l’Uomo le offre un amore intenso, estenuante, ben diverso a ciò a cui la donna è abituata.
In uno studio medico, tre donne in attesa chiacchierano ed arrivano, come spesso succede in questi casi, a farsi delle confidenze, anche molto private. Poiché il medico è in forte ritardo, Chiara, Marta e Silvia hanno il tempo per raccontarsi le loro vite, le loro esperienze, le tribolazioni in amore, nelle quali ci si può facilmente ritrovare. Hanno caratteri e personalità differenti e la loro chiacchierata è un vivace scambio di battute, scritte dall’autrice con arguzia ed intelligenza.
Le due storie scorrono parallele e solo alla fine capiremo come sono collegate.
Quanti spunti di riflessione troviamo nel bel romanzo della scrittrice milanese! L’autrice ben ci descrive la complessità dell’universo femminile con le sue mille sfaccettature. E ci presenta la figura di un uomo nuovo, molto diverso da quello al quale le donne sono tradizionalmente abituate. E’ un uomo che non si prende carico di nessun altro, non accetta la responsabilità di una famiglia, di figli, è l’uomo che resiste, appunto. Non è egoista, anzi è molto generoso, nel suo lavoro ad esempio, ma non prende impegni se non verso sé stesso. Se ci guardiamo intorno, ce ne sono diversi di uomini che resistono. Forse le donne di domani dovranno imparare a conviverci.
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